Come sempre mi lascio andare al turbine di emozioni che il mese di dicembre porta con sé.
In questo periodo divento facilmente eccitabile, freneticamente creativa, felicemente confusionaria, a tratti ben disposta verso il mondo, spesso ottimista.
Forse è lo spirito del Natale che inizia a possedermi già all'inizio di novembre e che mi fa desiderare di vivere in uno stato di grazia simile a quello degli spot Coca-Cola, per intenderci quelli in cui tutti ridono, scherzano e sono terribilmente felici.
Adoro le decorazioni natalizie, adoro fare l'albero (con largo anticipo) e adoro pastrocchiare da sola e/o in compagnia. Trovo che il gesto di addobbare l'albero sia fondamentale per entrare nell'atmosfera.
Ed è per questo motivo che ho provato un po' di tristezza l'altro giorno, quando il mio capo ha fatto ritirare dal fioraio il pacco con le decorazioni acquistate lo scorso anno dalla sua socia e collega, non permettendole così di decorare l'albero. Si è creata una certa tensione, io ho avvertito una certa delusione.
L'albero in ufficio è una tradizione recente per noi, introdotta lo scorso Natale anche per affrancarci dalle tristi vicende dovute alla scissione della società e proprio per questo il momento "del fare" aveva assunto un significato positivo e di speranza per il futuro. Il gesto di affidare ad altri la decorazione ha svilito un momento percepito come importante ad un semplice apparire...
In sostanza, è sempre il significato che noi attribuiamo alle cose a fare la differenza.
Quando preparo l'albero e apro le scatole con le decorazioni, torno bambina e mi dimentico del caos intorno, delle rogne quotidiane. Improvvisamente penso che sono solo fortunata a poter vivere la mia vita, con tutti gli annessi e i connessi.
E se mi guardo intorno mi rendo conto di non essere sola.
Proprio oggi la mia amica R., che sta vivendo giorni tempestosi in famiglia, mi ha scritto che ogni mattina appena sveglia accende le luci dell'albero e si nutre dell'eccitazione del suo bambino che non merita pensieri negativi.
Ecco, leggendo il suo messaggio ho sentito il vero Spirito del Natale, il senso autentico dell'Avvento, e come sempre sono i bambini gli unici maestri di vita da seguire.
Ed è per questo motivo che ho provato un po' di tristezza l'altro giorno, quando il mio capo ha fatto ritirare dal fioraio il pacco con le decorazioni acquistate lo scorso anno dalla sua socia e collega, non permettendole così di decorare l'albero. Si è creata una certa tensione, io ho avvertito una certa delusione.
L'albero in ufficio è una tradizione recente per noi, introdotta lo scorso Natale anche per affrancarci dalle tristi vicende dovute alla scissione della società e proprio per questo il momento "del fare" aveva assunto un significato positivo e di speranza per il futuro. Il gesto di affidare ad altri la decorazione ha svilito un momento percepito come importante ad un semplice apparire...
In sostanza, è sempre il significato che noi attribuiamo alle cose a fare la differenza.
Quando preparo l'albero e apro le scatole con le decorazioni, torno bambina e mi dimentico del caos intorno, delle rogne quotidiane. Improvvisamente penso che sono solo fortunata a poter vivere la mia vita, con tutti gli annessi e i connessi.
E se mi guardo intorno mi rendo conto di non essere sola.
Proprio oggi la mia amica R., che sta vivendo giorni tempestosi in famiglia, mi ha scritto che ogni mattina appena sveglia accende le luci dell'albero e si nutre dell'eccitazione del suo bambino che non merita pensieri negativi.
Ecco, leggendo il suo messaggio ho sentito il vero Spirito del Natale, il senso autentico dell'Avvento, e come sempre sono i bambini gli unici maestri di vita da seguire.